Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Sassari nel decimo anniversario della morte di Francesco Cossiga.
Nella giornata del 24 agosto, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è recato a Sassari nel decimo anniversario della morte di Francesco Cossiga, presidente emerito della Repubblica.
Di seguito il video dell’intervento di Mattarella.
La cerimonia commemorativa nel decimo anniversario della morte di Cossiga
Presenti alla cerimonia, tra gli altri, il sindaco di Sassari e il Presidente della Regione Sardegna. A chiudere la cerimonia commemorativa il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Il discorso di Mattarella
Nella prima parte del suo intervento Sergio Mattarella ha voluto parlare del rapporto di Cossiga con la sua Sardegna.
“Il legame tra Cossiga, Sassari e la Sardegna è sempre stato forte e profondo, andando ben oltre la pur rilevante dimensione familiare e affettiva.
Del rilievo di queste origini il presidente Cossiga ha sempre parlato come di un insieme di valori etici e culturali, del retaggio di una comunità capace di tenere insieme ruvidità nel linguaggio e pudore nei sentimenti, contrasto nelle idee e amicizia tra le persone.
La famiglia, inserita in una ampia e feconda rete di relazioni nella società sassarese, è stata per lui anche la palestra dove ha potuto coltivare, sin da giovane, la passione politica. Palestra nella quale si è allenato al pluralismo, al confronto, alla laicità delle scelte e dove, ha poi sottolineato lo stesso presidente Cossiga, “l’antifascismo era un fatto discriminante non solo dal punto di visto politico ma morale”.
È in questo ambiente che ha sviluppato quella “sensibilità per l’unità delle forze democratiche”, che nel tempo si è affermata come tratto qualificante del suo impegno politico”.
L’impegno al Viminale
Ripercorrendo la vita e la carriera di Cossiga, Mattarella ha parlato anche del periodo al Viminale.
“Cossiga assolse al suo mandato al Viminale in un clima di violenza che aveva superato il livello di guardia.
La minaccia brigatista puntava a condizionare, a impedire, il regolare svolgimento dei processi ai terroristi. L’aggressione colpiva magistrati, uomini delle forze dell’ordine, giovani, giornalisti, dirigenti.
Cossiga fronteggiò l’attacco alla Repubblica e difese le istituzioni democratiche con il consenso del Parlamento, nel rispetto dello Stato di diritto e cercando di preservare, come bene indispensabile, l’unità delle forze democratiche nella lotta al terrore e all’eversione.
Il ricorso a norme e a strumenti nuovi restò sempre iscritto nel solco della difesa dei valori e dell’ordine costituzionale. E il contrasto alle vulgate insurrezionaliste, così come alla inaccettabile predicazione equidistante di fautori del “né con lo Stato, né con le Br”, fu da parte di Cossiga sempre netto e scevro da ipocrisie e opportunismi.
Il sequestro e l’assassinio di Aldo Moro, con la strage degli uomini di scorta, fu un colpo tremendo e uno spartiacque nella sua vita. Come fu uno spartiacque nella storia della Repubblica.
Il Ministro Cossiga si adoperò per la liberazione di Moro, suo amico e punto di riferimento politico, ma gli sforzi non giunsero al risultato sperato e la sofferenza fu acuita da quel susseguirsi di lettere di cui ebbe a riconoscere tratti di autenticità.
Al momento del ritrovamento del corpo dello statista assassinato dette esecuzione al suo proposito di dimissioni, “assumendosi la piena responsabilità politica dell’operato del dicastero”.